Negli anni tuttavia, con la nascita dell’Associazione Calcio Fiorentina, società calcistica nata nel agosto 1926 con la fusione tra il Club Sportivo e la Libertas che disputava le proprie partite interne in questa struttura, l’impianto da 10 000 posti si rivelò anch’esso incapace di far fronte alle esigenze del pubblico. Lo stadio Artemio Franchi ha ospitato diverse partite di calcio internazionali, in particolare durante la Coppa del Mondo del 1934, le Olimpiadi del 1960, il campionato europeo del 1968 e la Coppa del Mondo del 1990, venendo ristrutturato per quest’occasione alla fine degli anni ottanta eliminando la pista di atletica. Agli inizi del XX secolo nel capoluogo toscano il calcio veniva giocato dalle varie squadre della città sul prato di San Donato prima, spostandosi poi presso il parco delle Cascine, in particolare nel prato del Quercione; dal 1917 tuttavia, Palazzo Vecchio decise di vietare la pratica calcistica nella maggiore zona verde della città. A due anni dal fallimento del 1988 si decise di utilizzare il simbolo araldico del Comune di Pistoia, incastonandolo poi in via definitiva in uno scudo (inizialmente, infatti, fu proposto a foggia circolare) nella cui parte superiore era inscritta la sigla arancione «A.C. PISTOIESE», nuova denominazione societaria, su sfondo blu.
Il contratto d’appalto fu firmato il 1º dicembre 1930 e di esso erano parte integrante il Disciplinare redatto dalla Direzione dei Servizi Tecnici del Comune, l’Estratto dei calcoli di stabilità e cinque tavole di elaborati grafici. All’ufficio tecnico di Palazzo Vecchio, diretto da Enrico Pelleschi, e a Fiorenzo De Reggi spettò invece la disposizione generale del campo da gioco, le sistemazioni interne e la distribuzione dei locali interni; sotto le tribune, distribuiti su due piani, dovevano sorgere due palestre, di cui una di 1400 m² che aveva anche corsie per l’allenamento invernale delle corse podistiche, un ambulatorio medico, gli spogliatoi, sei stanze per gli uffici amministrativi, alcuni locali tecnici, il magazzino, due saloni per l’accesso alla tribuna d’onore, vari servizi igienici e anche alcune abitazioni per gli atleti e il custode. Davanti alla tribuna coperta vennero disposte delle pedane per il salto triplo e per il salto in lungo, mentre nello spazio tra le curve e il campo da calcio vennero collocate le postazioni per il salto con l’asta, il salto in alto e per i vari lanci. Già il 2 settembre, prima dell’inizio della costruzione dell’impianto, Ridolfi richiese il preventivo per la tribuna da costruirsi nel lato opposto rispetto a quella coperta.
Nel settembre 1932 fu terminata la costruzione della Curva Ferrovia, mentre, sul lato opposto, la Curva Fiesole fu dichiarata completata nel dicembre dello stesso anno; le ultime strutture che vennero ultimate furono la torre di Maratona e della relativa scala elicoidale e parte degli spalti che collegano la tribuna coperta alle due curve. Il primo modello proposto fu identico, in versione azzurra anziché celeste, a quello della contemporanea maglia della Lazio del biennio 2002-2003, con il caratteristico intaglio sulla parte destra del colletto. Un primo progetto per la costruzione di un nuovo stadio nel parco delle Cascine fu proposto al Comune di Firenze nel 1929 dall’Impresa Anonima Cementi Armati di Genova, proponendo un impianto di ispirazione secessionista nei pressi di via Tartini. La frazione sconta la presenza, a pochi chilometri dall’abitato, di una delle centrali termoelettriche più grandi d’Europa: la centrale Federico II di proprietà dell’Enel. Il centrale brasiliano è nato nel 1986 a Jaù, maglia gialla juve comune dello Stato di San Paolo. I difetti riscontrati all’impianto furono tutti di lieve entità e generalmente dovuti alla velocità con cui questo era stato terminato; l’incidente più significativo che si registrò nei primi tempi fu la caduta di alcuni pezzi di intonaco della pensilina, durante una gara di atletica leggera, che però non ferirono nessuno per «scarsità di pubblico».
Il nome dell’impianto fu già deciso che sarebbe stato «Giovanni Berta», in onore dell’omonimo militante fascista delle squadre d’azione fiorentine ucciso nel 1921 da alcuni militanti comunisti durante gli scontri del Pignone. Così il primo presidente della Fiorentina, Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano, segretario generale del Fascio di Firenze appartenente a una delle più antiche famiglie nobili della città, considerando anche il crescente entusiasmo in città per il calcio, già dal 1926 ritenne necessaria la costruzione di un nuovo grande impianto cittadino, che potesse competere con le altre strutture calcistiche dell’epoca. Contro l’Udinese, stagione 2006/07, viene srotolato il più grande bandierone copricurva mai confezionato dai Boys, con al centro il motto “Parma siamo noi”. Sul nostro sito, puoi trovare facilmente le maglie dei club del resto del mondo: Nord America, Centro e Sud America, Asia. “Ho sentito, in qualità di presidente del Consiglio comunale, il nostro sindaco, Gianmaria Greco, esternandogli il mio totale disappunto in ordine alle misure di sicurezza inadeguate a proteggere la nostra squadra di calcio, in una città ostile alla nostra Novoli calcistica, per comportamenti che continuano a perpetrarsi in maniera inaccettabili e che non trovano né giustificazione, né scusanti.